Ogni giorno un albergatore si sveglia e crede che il suo albergo sia il migliore al mondo e che non dovrà fare nulla per “invogliare” i clienti a prenotare.
Ogni giorno un dipendente si sveglia e sa che è inutile riflettere e studiare soluzioni nuove perché il suo “capo” non gli darà modo di mettere in atto campagne di marketing studiate ad hoc sulle nuove esigenze del turista consapevole e, poi, lo stipendio a fine mese è assicurato.
Ogni giorno migliaia di lavoratori si svegliano immaginando la vacanza dei sogni e non trovano nessun albergo in grado di offrirgliela.
Alla base di questo circolo “in-virtuoso” c’è la mancanza di curiosità, la mancanza di aggiornamento, la mancanza di formazione.
Giorno dopo giorno il mondo ci sommerge di informazioni. I turisti inviano agli albergatori segnali importanti sul cosa cercano da una struttura ricettiva. Scrivono su TripAdvisor, Trivago, Zoover & C. le proprie opinioni sui luoghi che hanno visitato. Ci danno suggerimenti; implorano la nostra attenzione per riuscire a trovare il “prodotto ideale”, ma non c’è nessuno che li ascolti.
In questo panorama desolante ed a tratti deprimente c’è una nuova tipologia di albergatori e di professionisti. Ci sono i “nativi digitali” che, come si suol dire, “ci sono nati con le nuove tecnologie” e ci sono gli “early adopter” che sono il vero miracolo di un’Italia lontana anni luce da tutto ciò che non sia riconducibile alla “tradizione” nella sua accezione più negativa.
D’altronde l’Italia è il Paese nel quale se non sei laureato non vali nulla, se sei laureato non avevi voglia di lavorare perciò ti sei fatto mantenere dai genitori all’università. È il Paese nel quale quando vai ad un colloquio vogliono assumerti come “stagista con esperienza almeno biennale nel settore”. È il Paese nel quale vogliono pagarti a percentuale finché non produci abbastanza da superare o raddoppiare la “paga sindacale” per poi proporti un compenso fisso grazie al quale potrai avere accesso al credito presso le banche che, invece, penalizzano il libero professionista.
Ed è in questo panorama di “Paese della mediocrità” nel quale mi sento vivo solo se emergo. Mi sento vivo solo quando divoro i contenuti di un buon libro, di un sito, di un blog. Mi sento vivo solo quando condivido ciò che ho imparato. Mi sento vivo solo quando avverto intorno a me voglia di migliorarsi e di migliorare la propria Comunità.
La risposta alla mediocrità, per me, è la formazione. Ma non la formazione fatta per avere un “pezzo di carta”, una “certificazione”. Amo la formazione mossa dalla curiosità. Quella formazione che parte dal presupposto che “magari non mi serve per trovare un lavoro, ma…mi piace!”.
Allora viva la passione, viva la curiosità. L’importante è partire: il resto va da sé…!
Formazione: la vera arma competitiva per il mercato turistico
07/02/2012